A seguito della proposta di istituire il Parco del Cadore e del relativo sondaggio sostenuto dal Comune di Pieve di Cadore, le Regole di Pozzale, Tai e di Nebbiù, hanno dichiarato il loro punto di vista e la loro posizione attraverso un foglio ed un articolo sul Corriere delle Alpi del 22 gennaio 2014 “I regolieri stroncano il Parco del Cadore” . All’articolo è seguita la risposta del sindaco Maria Antonia Ciotti sul Corriere delle Alpi del 23 gennaio “Le Regole erano state avvisate” e il 24 gennaio è arrivata anche la risposta del Gruppo Promotore Parco del Cadore che riportiamo in forma integrale dopo le posizioni delle Regole. Ricordiamo inoltre che è possibilie votare al sondaggio fino al 15 febbraio, tutte le info cliccando qui.

Il punto di vista delle Regole

La Regole di Pieve si dichiarano contrari alla creazione del Parco del Cadore attraverso un’articolata spiegazione. Premettendo di non essere stati coinvolti, sebbene proprietari dei terreni, nella scelta del sindaco Maria Antonia Ciotti di aprire una sorta di sondaggio di opinione tra le famiglie, i regolieri sottolineano la loro contrarietà. “Qualcuno vuole riesumare il progetto che per fortuna è naufragato già 25 anni fa”, dicono, “quando le condizioni socio-economiche di tutto il Cadore erano floride; e ci si dimentica forse come già allora tutto ciò non fu condiviso dal territorio e l’iniziativa giustamente sfumò. Adesso, con la crisi che ci attanaglia, e che lo farà ancora per molto tempo, si pensa all’istituzione di un Parco come se non ci fossero altre necessità più importanti da fronteggiare. Spiace constatare che, dopo simili fallimentari esperienze, il virus della Parco mania non sia stato completamente debellato, e ancora induca a propagandare scelleratamente pericolose realtà future”. I regolieri, conoscendo a fondo il territorio e le problematiche relative alla nascita di un Parco, si pongono poi alcuni quesiti. “Perché solo dopo 6-7 anni dal riconoscimento Unesco, altro Ente pachidermico mangiasoldi, questi signori sono riusciti ad eleggere un presidente? E cosa ne hanno guadagnato gli abitanti del territorio dolomitico? Un bel niente”. E ancora: “Perché le aree Sic e Zps istituite dalla legge europea Natura 2000, che furono individuate dalla Regione senza interpellare i proprietari dei territori, non hanno portato alcun beneficio ma solo ulteriori spese, vincoli, e divieti? Perché poi non è stato detto che il Parco, invocato come strumento di valorizzazione del territorio, per la sua vastità non potrà mai essere amministrato da una comunità locale, ma ci saranno un cda, un direttore, uno staff? E chi pagherà? Sempre noi” rispondono i regolieri. “Ai cittadini non è infatti neppure stato presentato il piano economico”, sottolineano i regolieri di Pieve, “né è stato detto che in Regione esiste, dal 2012, una proposta di legge al vaglio delle commissioni che assoggetta a sé tutte le aree protette venete e prevede una sequela di divieti; ma poi concede ad un Ente parco di fare qualsiasi intervento senza interpellare la proprietà dei terreni sovrastando le norme amministrative che oggi regolano i terrori. Noi siamo contrari”, concludono, “perché, con tutti i vari carrozzoni mangiasoldi, cercarsene uno nuovo è assurdo; le leggi per sviluppare l’economia ci sono, basta applicarle; non si può continuare a trasformare il paradiso che ci circonda, tramandatoci dai nostri vecchi, in terra di conquista per tutti”. Le dichiarazioni integrali delle Regole sono scaricabili cliccando a questi link: Foglio 1 Foglio 2

La risposta del Gruppo Promotore Parco del Cadore

parco del cadore“Abbiamo profondo rispetto per le Regole in quanto istituzione antica, radicata nel territorio, che ha come fine la gestione in comune – e per il bene comune – del territorio. E proprio per questo, per il rispetto dell’istituzione in quanto tale e di molte persone che conosciamo e che ne fanno parte, ci sembra doveroso fare alcune precisazioni in merito all’articolo apparso sul Corriere delle Alpi del 22 gennaio 2014 dal titolo “I regolieri stroncano il Parco del Cadore”.

Iniziamo dal “mancato coinvolgimento” delle Regole di Pieve rispetto all’idea di “investire sul Parco” e della decisione di fare un sondaggio da parte della sindaco Ciotti: non è vero e ne siamo testimoni. La sindaco Ciotti ha convocato l’11.11.2013 una riunione in Municipio per valutare in che cosa consisteva la “proposta Parco”. Per il Comune di Pieve sono stati invitati i presidenti di tutte le Regole del Comune di Pieve: Da Cortà Franco, Costella Francesco e De Polo Alberto, alcuni componenti della Giunta e la responsabile della Polizia Locale. Ospiti, per illustrare la proposta, alcuni rappresentanti del Gruppo Promotore del Parco e, come esperto, Michele Da Pozzo, direttore del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo, gestito dalle Regole di Cortina, per fornire informazioni dirette su che cosa significa gestire un Parco in montagna, e per di più un Parco che ha utilizzato la stessa legge regionale a cui si ispira il Parco del Cadore. In quella sede molti sono stati i chiarimenti forniti da quest’ultimo rispetto alla gestione e alla struttura dell’Ente che è stata definita “leggera, con poche persone, per essere economicamente sostenibile”: il contrario del carrozzone a cui si fa riferimento nell’articolo, ed è stato precisato che i benefici economici che il Parco porta sono da cercare nell’indotto che genera, seppure non si parli di grandi cifre che, da sole, possono risolvere i problemi economici di un paese: piccole e medie imprese e servizi legati al turismo “soffice” legato ai parchi. Al termine della riunione la proposta della Sindaco di sondare l’opinione della popolazione con un sondaggio non ha trovato opposizioni.

Nell’articolo si parla poi di “progetto naufragato 25 anni fa…”: non capiamo di cosa si parla…non c’è nessun naufragio nella storia del Parco perché non è mai stato presentato un progetto in tal senso da parte degli Enti Locali. Sono infatti questi ultimi gli unici deputati a farlo, e questo dovrebbero saperlo le Regole di Pieve, se conoscono la legislazione in materia… Pertanto: non vero anche questo. Il Gruppo promotore ha come scopi ed obiettivi solo la promozione e la sensibilizzazione verso l’iniziativa, innanzitutto a partire dalla popolazione e poi, a cascata, a chi amministra. Sulla popolazione crediamo di aver fatto tanti passi avanti e sentiamo molta gente vicina e convinta. Per quanto riguarda le amministrazioni il discorso è stato più difficile ma è in capo a loro la decisione e non a noi, anche perché fare un Parco significa spendersi molto per la propria gente e il proprio territorio, significa costruire insieme un “modo di operare”. Forse per questo abbiamo dovuto attendere tanto perché un sindaco, una sindaca nello specifico, e la sua Giunta, finalmente partissero in questa direzione!

Rispetto alla gestione, purtroppo, altre notizie sbagliate: il Parco può essere gestito a livello locale, una legge nazionale lo prevede, tanto è vero che il Parco delle Dolomiti d’Ampezzo è gestito proprio dalle Regole! Inoltre, su questo punto, il direttore Da Pozzo ha spiegato molto chiaramente che se le autorità locali (Comuni, Regole, Comunità Montane, ecc..ndr) si fanno avanti ora e se dimostrano di avere competenze sufficienti a livello locale, possono avere titolo per gestire una zona riconosciuta a livello di Unione Europea, come SIC (sito di interesse comunitario)e ZPS (zona a protezione speciale). Se nessuno degli Enti suddetti lo fa, l’Unione Europea un giorno potrebbe chiedere di farlo ad altri.… A questo punto “il fare ora in loco” o il “lasciar fare domani ad altri” è nelle nostre mani. E soprattutto, aggiungiamo, nelle mani di chi si oppone.

Crediamo quindi che, al di là di tutti i giusti approfondimenti che dovranno essere fatti, coinvolgendo le varie rappresentanze locali all’ideazione del Progetto Parco nel suo insieme, non devono spaventare i vincoli (che già ci sono) e che possono essere trasformati in positivo (ad esempio per ottenere fondi comunitari e da altre istituzioni). Il Parco, si sa, non espropria niente a nessuno. Semmai chiede di rispettare alcune regole: quelle relative a una buona, anzi, ottima gestione di un territorio. E le Regole, al di là del gioco di parole, non dovrebbero temere le regole! La sfida è “starci dentro”, per tutelare, proporre e fare, modalità che rappresenta, in definitiva, il miglior controllo.

parco del cadoreL’ultimo punto riguarda il riconoscimento Unesco. Su questo siamo amareggiati e sconcertati nel veder liquidare in un modo così offensivo il lavoro fatto dalle istituzioni pubbliche (in particolare le Provincia di Belluno e Bolzano) e da associazioni e fondazioni private, da docenti universitari e quanti altri si sono spesi per far riconoscere le nostre montagne a livello mondiale. Possiamo certo criticare le lentezze burocratiche legate all’avvio di tale operazione ma proprio per questo dovremmo darci da fare, tutti, perché questo riconoscimento entri maggiormente nei nostri progetti, nella nostra testa e nei nostri cuori per farne elemento di orgoglio e promozione, volano di sviluppo e di progetto collettivo anziché rispondere, sempre, con la lamentazione e intraprendendo azioni per affossare tutto.

A questo punto, cari signori Franco Da Cortà, Alberto De Polo e Francesco Costella, vi ringraziamo dell’occasione che ci avete dato per informare su questioni importanti come quelle che, al di là dei modi, avete posto. E pensare che la sindaco Maria Antonia Ciotti, nella lettera inviata ai cittadini, ha dato la disponibilità per informazioni, chiarimenti, suggerimenti, partecipazione, ecc.
Per quanto ci riguarda, fatti questi chiarimenti, da domani possiamo fare “punto e a capo” e ricominciare, perché siamo convinti che, in ogni contesto, anche quello più difficile, un confronto e una corretta informazione possano far superare molti timori e paure. A meno che non ci siano altri interessi, non dichiarati, e di ordine privato, dei quali non siamo a conoscenza.
Chiudiamo con l’invito, a voi e ai cittadini che ancora sono diffidenti verso tale progetto, da un lato di “andare a vedere” come funziona un Parco a pochi chilometri da noi: quello delle Dolomiti d’Ampezzo, che è “un buon parco” perché le Regole di Cortina hanno fatto scelte di qualità nei professionisti che lo gestiscono e nella modalità di attuarlo; dall’altro di riflettere bene se osteggiare una proposta che oggi rappresenta forse l’unica carta di valore ancora da giocare per lo sviluppo del nostro territorio e per far aumentare i posti di lavoro attraverso la diversificazione delle attività che porta con sé questo progetto. Siamo in una situazione molto difficile e delicata: molti giovani, andati “fuori” a studiare non sono tornati perché nella nostra terra non hanno prospettive e anche molti adulti stanno facendo le valige, ma non in tutte le zone di montagna avviene ciò che sta avvenendo da noi: da altre parti, dove si è investito diversamente sul proprio ambiente naturale, c’è un’inversione di tendenza. Fermare questo progetto potrebbe portare la zona, tutta, a un punto di non ritorno. A voi la decisione, a voi la responsabilità”

Mirta Da Pra Pocchiesa
Giovanni Monico
e tutti del Gruppo Promotore Parco del Parco del Cadore

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