Il sondaggio proposto dal Comune di Pieve ha dato un risultato negativo rispetto alla disponibilità della popolazione verso il Parco del Cadore. “Peccato! E’ stata persa una bella occasione per dare, in tempi ravvicinati, una seria opportunità di futuro alla zona, in un momento così delicato per la crisi sociale ed economica in cui versa il nostro territorio” dichiara il Gruppo Promotore Parco del Cadore.
“Un risultato, quello di Pieve, da considerare e da cui partire per intraprendere ulteriori iniziative in favore del Parco, tenendo conto che ha votato il 36.7% della popolazione interpellata e che i gruppi organizzati “contro” sono stati ben rappresentati nel popolo dei votanti”. Spicca anche il dato di Nebbiù che ha avuto l’affluenza maggiore rispetto al totale dei residenti e maggiore “negatività” verso l’iniziativa (175 su 14) e di Pieve centro che, al contrario, ha meno scarto tra le posizioni espresse (168 no, 112 si). “Come ogni esperienza anche questa ha molto da insegnare e ne faremo certamente tesoro per le nostre azioni di sensibilizzazione” non si scoraggiano i promotori dell’iniziativa.
Ai Comuni del Cadore, alle Comunità Montane e alle Regole, unici enti deputati a realizzare il Parco, l’associazione ricorda due aspetti validi, indipendente dal risultato del sondaggio:
1 – La gestione dell’area, già riconosciuta all’interno del Piano territoriale di Coordinamento (PRTC9, zona SIC, Sito di Interesse Comunitario e ZPS (Zona a protezione speciale) se non si dimostra di saperla ben gestire a livello locale, in modo organizzato (come avverrebbe con il Parco) potrebbe essere “data in gestione”, un giorno, ad esterni
2 – I fondi comunitari dedicati alle zone SIC e ZPS sono una delle fonti disponibili a cui poter accedere.
“Per il futuro, se guardiamo ad altri Parchi, come quello delle Dolomiti d’Ampezzo, che alla prima riunione aveva pochissimi sostenitori e quasi tutti contro, crediamo di poter dire, seppur dispiaciuti dalla recente verifica, mai dire mai”
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