In trentadue visitano i luoghi dove nacque il pittore. «Pronti a creare un cammino internazionale in nome di Vecellio»
Metti 32 mecenati americani in giro per il Cadore. E non 32 turisti ricchi, che si sono persi per strada nel tentativo di raggiungere i magnifici apparati di Cortina d’Ampezzo. Qualcosa di più. Tizi assai benestanti, ma anche colti, interessati e munifici. Membri, in breve, dell’associazione a stelle e strisce «Save Venice», quella che ogni anno raggranella da privati un milione di dollari da destinare al patrimonio artistico della città lagunare. Di recente, hanno aperto il portafoglio per 150mila euro, per il restauro della «Vergine del Tempio», opera del Tiziano (del 1534) esposta all’Accademia di Venezia; e hanno già trovato le risorse per recuperare due opere giovanili del Maestro, alla basilica dei Frari, la «Madonna di Ca’ Pesaro» e «L’Assunta».
E martedì 10 giugno, i filantropi erano in Cadore. Appunto, ma che ci facevano? Il fatto è che il grande Vecellio nacque a Pieve di Cadore; qui c’è ancora la casa originaria; da qui, partì per l’avventura veneziana, che portò il pittore a dominare la scena culturale della Serenissima. Peraltro, gli americani «hanno seguito un itinerario – assicura Fredrick Ilchman, del “Museum of Fine Arts” di Boston e membro di “Save Venice” – che potrebbe diventare un’attrattiva turistica internazionale: unisce arte, natura e prodotti tipici. Da Venezia alle Dolomiti». Per esempio Casa Galeazzi del Carmine, nella borgata Ciesamàs a Valle di Cadore, dimora padronale tipica (pre-cinquecentesca): qui la Fondazione Tiziano, di Pieve, ha organizzato un «luch» con i sapori locali.
Ma la realtà è che in Cadore si comincia a sognare. Perché la Fondazione Tiziano, nata su iniziativa della locale Magnifica Comunità, ha un comitato scientifico internazionale, con nomi di peso: David Rosand (Columbia University), Lionello Puppi (Università di Padova), Bernard Aikema (Lovanio, Belgio; ma guest professor a Harvard) e tanti altri. Ha una biblioteca in parte derivante da un lascito di un professore della John Hopkins di Baltimora, William Rearick. Ha progetti importanti, ma pochi soldi. Sullo Stato, non si può contare. Sugli americani, sì. «Pensiamo, per esempio – afferma Maria Giovanna Coletti, presidente della Fondazione – a un progetto gigantesco, un data base relativo a tutte le opere di Tiziano sparse per il mondo; alla digitalizzazione dei dipinti secondo criteri standard, al recupero di dimore storiche. Lungo l’asse del Piave, Tiziano ha lasciato testimonianze; per esempio, a Col di Manza (Treviso) c’è la casa della figlia. Ma per iniziare, cerchiamo fondi per le borse di studio». E gli americani apprezzano.
fonte: Corriere del Veneto