Proseguono gli appuntamenti e gli eventi culturali estivi promossi dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Auronzo di Cadore della rassegna CulturAuronzo 2014. Lunedì 18 agosto 2014 alle ore 21.00 nella Sala Consiliare del Municipio di Auronzo di Cadore avrà luogo la proiezione del film “NU GUO – In nome della madre”, un film diretto e prodotto da Francesca Rosati Freeman e Pio d’Emilia.

I Moso sono una minoranza etnica di circa 40 mila persone. Vivono in vari villaggi attorno al lago Lugu, a circa 2700 metri,  a cavallo delle due regioni dello Yunan e del Sichuan, nel sud-est della Cina. Non sono abbastanza numerosi per avere uno statuto autonomo e per questa ragione sono considerati un ramo dei Naxi, una minoranza etnica più numerosa. Entrambi provengono dal Tibet, ma mentre i Moso grazie al loro isolamento hanno mantenuto intatta la loro struttura matriarcale, i Naxi, sotto l’influenza delle diverse dinastie imperiali, hanno adottato un sistema patriarcale.

Nella società egualitaria di tipo matrilineare è la dabu, cioè la donna anziana, a guidare la famiglia e tutti i suoi discendenti portano il cognome materno. In questo tipo di società non sono contemplati né il matrimonio né la convivenza, non vi è alcun riconoscimento giuridico della paternità e il padre può avere con i propri figli un ruolo affettivo,  senza tuttavia poter esercitare diritti o aver obblighi materiali. Questo assetto socio-familiare esclude ogni forma di violenza, sia domestica che “sociale”. Violenza sessuale, stupro e soprattutto femminicidio sono sconosciuti.

 Un messaggio forte e chiaro sull’esistenza di modelli “diversi” di società dove l’assenza di una famiglia “tradizionale”, anziché simbolo di decomposizione sociale, rappresenta invece un esempio di convivenza armoniosa e priva di ogni tipo di discriminazione. Con questo documentario gli autori hanno voluto rendere omaggio a una società di pace che merita innanzitutto di essere documentata perché manca di una lingua scritta e poi perché oltre ad essere una società senza violenza, ha una struttura socio-familiare fuori dal comune. Ma l’aspetto che Francesca Rosati e Pio d’Emilia hanno voluto più di ogni altro mettere in evidenza è l’assenza di violenza, aspetto che in una società basata su fondamenta solide permette a circa 40 000 persone di vivere in modo armonioso e pacifico.

Con il sottotitolo Nel Nome della Madre l’intenzione è stata quella di rendere omaggio alle nostre madri ancestrali che per prime hanno saputo costruire un modello culturale basato sul principio creativo femminile, un principio che esclude l’aggressività, la competitività e l’individualismo tipici delle società patriarcali e che invece si fonda sulla cura, il rispetto e la condivisione, valori sui quali si regge ancora oggi la società dei Moso.

Francesca Rosati Freeman, scrittrice e antropologa, ha effettuato numerosi viaggi nello Yunan e ha a lungo soggiornato nei villaggi Moso, studiando, filmando e fotografando da vicino questa realtà sociale. Pio d’Emilia , giornalista e scrittore, vive in Asia da oltre 30 anni. Storico collaboratore del Manifesto e dell’Espresso, attualmente è corrispondente per l’Estremo Oriente di Sky Tg24.