carnevale sappadaUna delle tradizioni più caratteristiche di Sappada / Plodn, isola linguistica di matrice tedesca nell’Alta Valle del Piave, è sicuramente il Carnevale (vosenòcht). Ancora oggi, quando la valle è ammantata di neve e il sole illumina gli scuri boschi di abeti e le antiche case di legno, ritualità e folclore si intrecciano nei festeggiamenti del Carnevale sappadino, occasione di gioco, divertimento e trasgressione, ma anche momento fondamentale in cui rivivono le tradizioni locali e la cultura popolare.

Protagonisti assoluti sono le maschere (letter): per camuffarsi completamente e non farsi riconoscere dai compaesani vengono usate maschere in legno (lòrvn) intagliate da artigiani locali e tramandate spesso di generazione in generazione. Il divertimento maggiore è quello di andare a far visita a conoscenti e amici senza essere riconosciuti dagli stessi. A volte gli ospiti riescono a riconoscere chi è sotto la maschera ma la convenzione vuole che gli interlocutori non svelino l’identità dei mascherati e assecondino i discorsi e gli scherzi delle maschere, divertendosi a loro volta.

I festeggiamenti del Carnevale sappadino si svolgono come un tempo in tre domeniche, dedicate ai tre diversi ceti della società:

la “Domenica dei poveri” (pèttlar sunntach), in cui si usa vestire abiti dimessi e svolgere i lavori più umili per guadagnarsi da vivere;

la “Domenica dei contadini” (paurn sunntach) che rievoca gli antichi lavori agricoli;

la “Domenica dei signori” (hearn sunntach), espressione della classe benestante e occasione di sfoggio dei costumi più raffinati.

Le maschere indossano vestiti appropriati a seconda della domenica e inscenano situazioni divertenti in cui coinvolgono gli spettatori e le persone delle case a cui fanno visita. Tutte parlano in falsetto (goschn) per non farsi riconoscere.

Altre giornate caratteristiche del periodo sono:

il “giovedì grasso” (vaastign pfinzntòk), in cui si svolge la sfilata dei rollate lungo le vie del paese;

il “lunedì grasso” (vrèss montach), giornata dedicata al rollate, la tipica maschera sappadina;

il “martedì grasso” (schpaib ertach), con il No club, la gara in maschera sugli sci per bambini e adulti. La prima edizione risale al 1934 e la gara consisteva inizialmente nel completare un percorso sulla neve tagliando il traguardo con un boccale di birra ancora colmo.

Tutti i momenti del Carnevale sappadino vedono come protagonista il rollate (rollat), una figura maschile austera che indossa una pelliccia scura (pelz) di caprone che ricorda il manto dell’orso e porta il volto coperto da una maschera in legno. Il nome rollate deriva dalle rolln, le rumorose sfere di bronzo che la maschera porta legate in vita con una catena (kettn) e che fa risuonare al suo cammino. Il rollate indossa pantaloni a righe bianche e marroni di lino e lana ricavati dai teli (hile) usati un tempo per coprire gli armenti in inverno e porta scarponi chiodati (aisnschui), grazie ai quali può rincorrere sulla neve e sul ghiaccio i bambini che fuggono tra le case delle borgate. Unica civetteria è il ciuffo di lana rossa sul cappuccio e un fazzoletto (hòntich) al collo, rosso per i coniugati e bianco per i celibi. I figuranti, scelti di solito fra i giovani più alti del paese, avanzano brandendo una scopa (un tempo di rami di erica – hadratpesn) che, a seconda dei casi, viene usata in modo scherzoso o minaccioso.

I rollate sono preceduti dai pagliacci (pajazn), maschere tutte colorate con un cappello a cono, che saltellano loro intorno.

Durante il Carnevale vengono preparati anche diversi dolci fra cui i krischkilan, chiacchiere, gli hosenearlan (orecchiette di lepre), i mognkròpfn con il ripieno di papavero e le frittelle (muttn).