Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di cui condividiamo inoltre i contenuti.
“Qualche tempo fa, spinto anche dalle belle giornate di sole, mi sono recato presso Monte Rite per una gita fuoriporta. Poco prima di giungere al Messner Mountain Museum ho notato un’esposizione d’arte contemporanea allestita presso l’ex caserma a Monte Rite (Biennale Arte Dolomiti 2016 n.d.r.), ciò anche grazie ad una meravigliosa scultura di Pablo Atchugarry che svetta in mezzo ad una foresta d’erba lasciata incolta.
Tale mostra, ideata da Paivi Tirkkonen, nota ai più per le proprie collaborazioni con la Biennale d’arte di Venezia e per aver realizzato nel mondo oltre 85 esposizioni internazionali, è stata di proposito collocata nella location di un’ex caserma militare proprio per voler sottolineare, a mio parere, il contrasto tra una fredda architettura militare legata a concetti di violenza e conflitto e un’esposizione artistica, per definizione manifestazione di libertà e sensibilità.
All’interno della struttura, priva di porte e finestre, ho potuto ammirare capolavori di Yoko Ono, Remen Chopra, Karee S Dahl, Eva Malm e Giorgio Pica oltre ad altre opere di 39 artisti provenienti da 19 paesi.
Mi chiedo come sia possibile che un’esposizione unica nel suo genere per qualità e quantità di opere non sia stata adeguatamente pubblicizzata, anche da parte delle Istituzioni competenti, in ambito locale; io stesso, che abito a Pieve di Cadore francamente non ne avevo mai sentito parlare!
Sarebbe, inoltre, auspicabile una maggior partecipazione da parte dei proprietari delle strutture coinvolte così da garantire agli organizzatori dell’evento e agli artisti gli adeguati standard di sicurezza che sarebbero richiesti ad una mostra d’arte di tale spessore.
Oltre a ciò, confido che nel mese di agosto, ove è prevista un sempre maggior afflusso di turisti nella zona del Monte Rite, vi sia la partecipazione di qualche volontario o associazione di volontari che possano aiutare la signora Tirkkonen nel servizio di guardiania della struttura, poiché, al momento, solo grazia alla sua tenacia e passione, la Biennale Arte Dolomiti può rimanere aperta.
Indubbiamente io sarò fra questi volontari.”
Massimiliano Stiz