Un altopiano vicino-lontano ci permette di assaporare itinerari fra boschi e crode, passeggiate con le ciaspe, sci alpinismo e uno skilift di discesa. È fuori dalla nostra porta di casa ed una strada in 30 minuti o meno ci porta in cima. Si tratta dell’Altopiano di Razzo, ogni tanto decantato per i suoi panorami e itinerari ma troppo spesso dimenticato.
Un passaggio verso est dove la neve arriva abbondante ed i tramonti si perdono dopo i suoi Tudai. Un posto presidiato per almeno 11 mesi all’anno dove è possibile trovare un rifugio (Tenente Fabbro) ed un ristorante (la Baita Campigotto) ma anche una malga (Casera Razzo) dove le tradizioni pastorali di un tempo si uniscono alla cucina di buon livello. Insomma un posto a 1800 metri, raggiungibile agevolmente con l’auto tutto l’anno che funge da base per tantissime passeggiate.
Ne abbiamo fatte quasi 50 nel corso del 2017 con l’intenzione di scrivere un libro che descriva tutto quello che si può percorrere ed ammirare da questo posto a cavallo fra Cadore, Comelico, Carnia e val Pesarina. Dai pascoli alle camminate fra i rododendri, fra le crode e le normali per alcune cime o fra le malghe e i boschi della Regola di Vigo che è proprietaria di tutto l’altopiano.
Razzo è fuori dai circuiti sciistici famosi e dal chiasso del turismo ma è meta ambita dei motociclisti che salgono con divertimento tutto l’anno e degli appassionati che sanno che partendo da un quota elevata possono raggiungere spazi incantati senza faticare troppo. Un poggiolo sulle Dolomiti da scoprire passo dopo passo.
Non manca la storia, gli itinerari della prima guerra mondiale, le trincee e i resti dei ricoveri militari messi quassù per controllare il territorio. Ma anche un sistema di malghe in parte ristrutturate e in parte non più utilizzate che testimoniano di un passato pastorale ormai decaduto, ma dove è ancora possibile mangiare la ricotta e il formaggio di malga delle mucche di Casera Razzo, ma anche le conserve con il radicchio e i mirtilli, prelibatezza dell’altopiano.
E anche una crostata con i mir tilli alla baita Campigotto che si scioglie in bocca dopo aver mangiato un piatto della Baita con fonduta di formaggio, funghi, salsicce e l’immancabile polenta. Cibi che esaltano la bontà delle materie prime e l’abilità del cuoco. E naturalmente l’aria buona e la fame immancabile dopo una passeggiata o un itinerario con le ciaspe.
Da fare tutto l’anno!
Articolo tratto da IL CADORE n.1-2018
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