“Siamo convinti sia compito del Club Alpino Italiano promuovere la cultura della montagna organizzando eventi che favoriscano la conoscenza della storia delle nostre comunità e di quanti hanno favorito l’esplorazione delle nostre montagne “. Umberto Giacomelli, presidente della sezione Cai di Pieve di Cadore evidenzia così l’impegno profuso nell’organizzazione della sessione invernale della rassegna “Sulle Dolomiti di Tiziano” che ha raccolto anche quest’anno consensi e partecipazione. Continua Umberto: “Sono iniziative che ci costano fatica e anche qualche sacrificio economico dal momento che sono completamente autofinanziate. Ma ci siamo resi conto che, oltre ad educare e formare al vivere la montagna e oltre alla gestione dei sentieri, abbiamo il dovere di aiutare gli abitanti delle nostre valli e i turisti a conoscere la storia delle nostre valli e ad affrontare i problemi della montagna e le prospettive future che abbiamo voluto discutere anche con il supporto di film, conferenze e incontri confronti. I riscontri sono tutti positivi. Altro aspetto positivo viene dalla collaborazione con la sezione Cai di Calalzo con la quale abbiamo programmato una parte del calendario e in questa edizione anche con la sezione Cai di Lorenzago”.

Le parole di Umberto Giacomelli incorniciano un calendario di appuntamenti che si sono articolati tra novembre e dicembre e che hanno fatto registrare una partecipazione che ha sforato le 2000 presenze. Al centro del programma sono state poste le tre serate dedicate ad altrettanti alpinisti: Gino Soldà, Lorenzo Massarotto e Paola Favero.

Soldà è stato uno dei grandi maestri del sesto grado. Ha partecipato alla vittoriosa spedizione del 1954 sul K2 ed è stato anche un valente sciatore. C’era anche lui tra gli sciatori italiani che hanno gareggiato alle Olimpiadi invernali del 1932. A raccontarne la figura e le gesta è intervenuto il figlio Manlio che si è commosso, e ha commosso i presenti, quando ha ricordato l’ultima scalata con il padre.

Lorenzo Massarotto è stato un alpinista che ha aperto vie estreme senza mai usare chiodi a pressione o altri ausili. Ha sempre voluto misurarsi alla pari con la montagna. E la lealtà con la montagna ha contraddistinto il suo stile alpinistico che ha sempre praticato in silenzio lontano dai riflettori tant’è che non sono ancora molti a conoscere la grandezza delle sue imprese. È morto nel 2005 colpito da un fulmine sulle Piccole Dolomiti vicentine.

Paola Favero è considerata un’alpinista completa, molto brava sulle Dolomiti e con parecchia esperienza in Himalaya e in Karacorum. A Pieve ha raccontato le sue più recenti spedizioni al Nanga Parbat e sull’Ama Dablan.

Nel corso della rassegna sono stati presentati anche cinque film: due a Calalzo e tre a Pieve. Di particolare interesse quello sul Soccorso alpino e quello presentato in anteprima in lingua italiana A presto amore mio che racconta una storia ambientata nelle valli ladine. Particolarmente interessante la tavola rotonda sui giovani che hanno scelto di impegnarsi nell’agricoltura di montagna che si è svolta a Calalzo e la presentazione del documentario prodotto dalla rubrica Rai Geo&Geo sulle ricchezze delle Dolomiti. E per finire un cenno alla festa che ha concluso l’anno di attività della sezione Cai di Pieve.

Anche in questa occasione sono state offerte alcune pillore di cultura della montagna. Lo storico Antonio Genova ha ricordato che 140 anni fa in Cadore è stato celebrato il decimo congresso nazionale del Club alpino italiano.
Nel corso della festa sono stati premiati con gli oramai tradizionali “Dolometti” i soci che con generosità e preparazione si dedicano alla sezione: Carlo Tabacchi, segretario della sezione; Dario Sacchet, esperto accompagnatore di tante escursioni sezionali e Roberto Tabacchi responsabile del settore sentieristico della sezione che ha la competenza su oltre 100 chilometri di percorsi Cai.

 

Articolo tratto da IL CADORE n.1-2018


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