In occasione del recente passaggio del Comune di Sappada alla vicina regione Friuli Venezia Giulia Il Cadore ha pubblicato una ricognizione aggiornata sull’andamento demografico del Cadore e del comprensorio carnico di cui è entrato a far parte Sappada. La situazione è veramente preoccupante. I numeri pubblicati testimoniano che le due aree, tipicamente montane, soffrono della medesima malattia: lo spopolamento. Un male che neppure le risorse finanziarie medicamentose di una regione a statuto speciale, com’è il Friuli Venezia Giulia, riescono a guarire. Anzi, la comparazione statistica evidenzia che lo spopolamento è molto, ma molto, più accentuato di là che di qua. In Carnia ci sono Comuni che negli ultimi 50 anni hanno perso quasi l’80 per cento degli abitanti. Forni Avoltri, Chiusaforte e Pontebba ne hanno persi il 60 per cento e Tarvisio e Sauris il 40 per cento. In Cadore lo spopolamento maggiore si registra a Ospitale e Cibiana con valori che si aggirano intorno al 60 per cento. Però il male colpisce con valori a doppia cifra anche Comuni come Santo Stefano e Auronzo. E, comunque, c’è anche chi registra un incremento di residenti. È il caso di San Vito e di Borca che nell’ultimo mezzo secolo sono aumentati rispettivamente di 556 e 144 abitanti.

Il fenomeno dello spopolamento non risparmia neppure Cortina d’Ampezzo. Ad andarsene, oltre alle persone che muoiono, sono i giovani che faticano a trovare lavoro in generale e lavoro consono al percorso di studio intrapreso in particolare. E così la montagna si spopola ed invecchia. Un freno a questo andamento l’avevano attivato gli immigrati. Ma, complice il lavoro nelle occhialerie che non è più quello di un tempo, se ne stanno andando anche loro. Un esempio è Lozzo dove tutt’ora risiede la più consistente comunità cinese del Cadore. Fino al 2008 gli immigrati residenti a Lozzo erano 260. Adesso sono 122. Insieme rappresentano il 9,1 per cento della popolazione residente. Una popolazione, quella di Lozzo, che cala e invecchia velocissimamente. Si pensi che nel 1951 i residenti erano 1846. Nel 2001 sono diventati 1617 e dieci anni dopo sono scesi a 1503. Attualmente sono 1331. Spopolamento e invecchiamento. Attualmente a Lozzo ci sono 240 anziani ogni 100 giovani.

E gli esempi da prendere in considerazione per leggere il calo demografico sono tanti: da Auronzo a Santo Stefano. Recentemente si è fatto sentire anche l’arcidiacono del Cadore monsignor Diego Soravia che ha evidenziato il disagio provocato dal costante impoverimento umano della montagna. Lo spopolamento è generato dai giovani cadorini che tornano dopo la laurea, da famiglie giovani che preferiscono scendere a valle dove trovano più servizi a portata di mano. E poi ci sono i morti che non vengono compensati dai nati. Prendiamo Pieve di Cadore. Nel 2011 ci sono stati 28 decessi in più delle nascite. Nel 2013 i decessi sono stati 23 in più delle nascite e nel 2014 ben 36 in più.

Il sociologo Diego Cason, in occasione di una recente iniziativa del Rotary Club che ha coinvolto i giovani cadorini e ampezzani, ha snocciolato i dati di una situazione allarmante: o troviamo il modo per ripopolare il Cadore e la Provincia di Belluno o è la morte di una provincia.

Attualmente siamo già sotto quota 205 mila e tra due anni si prevede che il bellunese sarà abitato da meno di 200 mila persone.

 

Verrà a mancare un terzo della forza lavoro indispensabile a mantenere gli attuali livelli produttivi.

Articolo tratto da IL CADORE n.5-2018


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