La “Lunga Via delle Dolomiti” figura tra le piste ciclabili europee più belle, più spettacolari, più ambite. Lo sostengono i ciclisti che scendono dalla Germania e dall’Olanda e gli esperti che ogni anno stilano le classifiche sulle qualità dei percorsi pedalabili. Elencano minuziosamente gli apprezzamenti, gli aspetti positivi ma anche le criticità delle ciclabili.

Sono soprattutto le Dolomitiche la incorniciano a promuoverla. Lungo tutto il percorso, da Cortina a Calalzo, la “Lunga Via” è scortata da alcune tra le cime dolomitiche più belle: dalle Tofane a Cima Marcora, dal Pelmo all’Antelao, dal Sassolungo di Cibiana al Duranno con gli Spalti di Toro e le Marmarole. Quale altra pista ciclabile può offrire un simile spettacolo di montagne?

In quanto a paesaggi e scenari mozzafiato dunque la ciclabile continua ad essere promossa a pieni voti. E sono apprezzamenti importanti che vengono riportati nelle riviste specializzate di mezzo mondo. Ma non mancano le osservazioni critiche. La prima riguarda il tratto ampezzano in parte ancora sterrato. Poi ci sono le indicazioni che scarseggiano e quelle presenti lungo il percorso sono diverse da comune a comune. La mancanza di coordinamento nella gestione della ciclabile la si intuisce anche dallo sfalcio dell’erba che avviene senza una programmazione ordinata.

Ci sono poi i problemi legati alla sicurezza. In alcuni tratti della ciclabile viene permesso il transito anche alle auto e in altri è autorizzato il parcheggio. E poi ci sono gli attraversamenti non segnalati.

Insomma se si vuole puntare alla qualità c’è ancora parecchio da fare. Anche la promozione è carente. Qualcuno ha suggerito di segnalare la “Lunga Via delle Dolomiti” lungo la strada statale che la costeggia la ciclabile da Tai a Cortina. L’iniziativa consentirebbe di farla conoscere agli automobilisti di passaggio. E poi, sulla scia della “Pedalata in Rosa delle Dolomiti” che viene disputata ogni anno sulla ciclabile, bisognerebbe organizzare altri eventi che consentano di richiamare l’attenzione dei cadorini, dei bellunesi, dei veneti.

Anche perché c’è il rischio che “La Lunga Via” sia più conosciuta all’estero che da noi.

di Vittore Doro

 

Articolo tratto da IL CADORE n.8-2018


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