Nessuna nube si addensa sul Suem 118.
Parola di Matteo Toscani, vice presidente del Consiglio Regionale del Veneto.
«Non c’è alcun motivo di preoccupazione: il Suem 118 resta a Pieve di Cadore».
Così l’esponente della Lega Nord fuga ogni dubbio sul futuro dell’elisoccorso. E prosegue. «Non so da dove nascano certe voci, ma posso assicurare, provvedimenti amministrativi alla mano, che sono prive di ogni fondamento: la Regione Veneto non intende affatto spostare la sede operativa del Suem dal Cadore a Belluno».
Risulta peraltro da fonti particolarmente attendibili, ed è Toscani stesso a confermarlo nel suo comunicato diramato ieri (a seguito dell’articolo del Corriere delle Alpi dal titolo “Giù le mani dall’elisoccorso 118”), che una prima ipotesi di spostamento del servizio da Pieve era prevista nella bozza del nuovo piano sanitario (da qui le voci e le preoccupazioni) e che sia stato proprio un intervento dello stesso vice Presidente del Consiglio Regionale a “blindare la sede di Pieve” di questo servizio.
A seguito di queste voci, la preoccupazione dei sindaci era stata dunque espressa con chiarezza e messa nero su bianco da Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano di Cadore che, sabato scorso a Costalissoio, ha sottoposto al Consiglio comunale straordinario uno specifico ordine del giorno. Il documento era stato stilato proprio per «opporsi fermamente a qualsiasi iniziativa o programma rivolti al trasferimento del Servizio di elisoccorso dalla sua attuale base operativa. E per chiedere, al contempo, il rafforzamento dei servizi di urgenza ed emergenza che garantiscano l’efficacia e la tempestività delle prestazioni sanitarie». Documento che è stato votato poi all’unanimità.
«Proprio su mia richiesta» conferma Toscani nel comunicato «è stata stralciata dalla primissima bozza di piano socio-sanitario la coincidenza della sede Suem con il capoluogo di provincia. Da allora nessuno, né in commissione, né in giunta, né tantomeno a livello aziendale, ha più preso in considerazione il trasferimento a Belluno. Ciò non deriva soltanto dalla sua presenza storica in Cadore o da motivi emozionali e affettivi, bensì da dati oggettivi e inconfutabili, che dimostrano come l’operatività si svolga prevalentemente nell’alta provincia. Spiace» conclude Toscani «che voci, come in questo caso prive di ogni fondamento, creino preoccupazione tra i cittadini e i dipendenti. Viceversa non si può non notare come situazioni realmente preoccupanti per il personale e per l’offerta sanitaria, come l’eventuale ritorno ad una gestione pubblica del Codivilla, vengano sottovalutate da alcuni sindaci».
«Prendo atto con soddisfazione» replica Alessandra Buzzo «delle parole rassicuranti e dell’impegno in prima persona di Toscani. E spero proprio che rischi non ce ne siano. D’altra parte credo che la preoccupazione di noi sindaci (mi sono confrontata, ad esempio, con il collega Alberto Graz di Sappada) e la nostra quotidiana vigilanza siano fondamentali, nell’incertezza di un piano socio-sanitario più volte annunciato ma finora inattuato, per garantire alla nostra montagna la sanità che si merita».
di Stefano Vietina
Fonte: Corrierealpi.gelocal.it