Il turismo in provincia è destinato a registrare un’ulteriore flessione se non si interverrà al più presto tramite un rafforzamento delle strutture alberghiere, un’unità di intenti di tutti gli operatori, e soprattutto assecondando il turista e le sue esigenze, fidelizzandolo alla montagna. Insomma serve un approccio «sistemico al turismo, un piano strategico coordinato, magari dalla Camera di Commercio che ha intenzione di chiamare a raccolta tutte le associazioni per elaborare progetti di rilancio del turismo», ha detto il presidente Luigi Curto, intervenendo ieri al convegno del Rotary Club dal titolo «Il turismo nelle Dolomiti bellunesi: potenzialità e prospettive di mercato».

I dati. I dati presentati dal professore di Statistica dell’università Ca’ Foscari e presidente del Rotary di Belluno, Gino Zornitta hanno fotografato una realtà negativa, soprattutto nel confronto con le altre provincie montane, Trento, Bolzano e Sondrio. Belluno è l’unica con un segno meno (-14.7%) nelle presenze medie. Tra il 2002 e il 2012 c’è stato, infatti, un calo del 15% di presenze nel Bellunese, soprattutto a scapito degli italiani (-23%), mentre sono cresciuti gli stranieri (+23%). «Diminuiscono le giornate di permanenza (da 5.4 giorni a 4.9). Il turista oggi preferisce fermarsi pochi giorni e vedere più paesi».

Ma un altro dato preoccupante è che la montagna sta perdendo terreno anche d’estate, a favore di laghi e città d’arte. Il turista poi cerca qualità, comfort, tranquillità e svago, «perciò serve investire sulle strutture a 5 stelle che hanno avuto un’impennata di presenze», ha detto Zornitta. E su questo punto anche Curto ha chiesto alla Regione di permettere agli alberghi di utilizzare il piano interrato per realizzare saune o piscine.

«Servono pacchetti ad hoc per tenere qui il turista, aggiungendo altre attività all’aperto, ma anche culturali», ha detto Zornitta.

La scommessa dell’outdoor. Proprio le attività all’aria aperta sono la sfida del turismo montano, come ha rilevato Marco Busa, manager e sales director nel settore dell’abbigliamento outdoor. «Attività outdoor sono lo scialpinismo, il trail running e il trekking e sono in costante aumento. Per cui il turismo deve pensare anche a percorsi e sentieri per queste attività».

L’internazionalizzazione. Ma per fare turismo è necessario saper vendere il prodotto “montagna” all’estero, come ha sottolineato l’assessore comunale Valerio Tabacchi.

«E per farlo dobbiamo lavorare su un prodotto innovativo. Come in Slovenia, non sarebbe male che la Regione pensasse a istituire un concorso per premiare le idee più belle, dando così nuovo slancio anche agli operatori», ha detto Tabacchi che pensa all’ospitalità diffusa della valle dell’Ardo da inserire nell’alta via della Monaco-Venezia. «Dobbiamo fare in modo che chi arriva all’aeroporto di Venezia sappia che in un’ora può essere a Belluno e nelle Dolomiti. Serve poi un’accoglienza di livello che coccoli il cliente e lo informi tramite il web. Ma per tutto questo occorre un piano strategico provinciale per capire cosa vogliamo e creare un prodotto utilizzabile in poco tempo. Il turismo deve essere del territorio, non gestito a Roma, per cui i consorzi restano importanti».

Turismo sostenibile. «Importante anche il turismo sostenibile cioè territoriale, sociale ed economicamente vantaggioso che utilizzi le cosiddette aree intermedie, quelle cioè tra le aree agricole e sciistiche», ha detto Cesare Micheletti, consulente scientifico della Fondazione Dolomiti Unesco che ha invitato a «sfruttare questo strumento per il turismo».

di Paola Dall’Anese

Fonte: Corrierealpi.gelocal.it