Ormai è deciso: l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate di Pieve di Cadore chiuderà i battenti il 17 giugno. Lo ha deciso la direzione centrale romana dell’Agenzia, che lo ha comunicato l’altro ieri, nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali. Tutte le richieste avanzate dai sindacati provinciali e dagli amministratori locali nei mesi scorsi per scongiurare questa scelta non sono state tenute in considerazione.

«E ancora una volta la nostra montagna è stata penalizzata», protesta Angelo Costanza della Fp Cisl di Belluno. A questo punto ci si chiede anche che fine farà la sede distaccata di Cortina, che attualmente apre qualche giorno alla settimana, gestita dal personale di Pieve.

L’Agenzia delle Entrate giustifica questa chiusura all’interno di un piano di riduzione dei costi di gestione, in ottemperanza alla spending review, anche se annuncia la presenza di un ufficio remotizzato, cioè aperto soltanto in determinati orari. Ma per i sindacati ciò va in questa direzione. «Contestiamo la chiusura delle sedi periferiche, perché si sta sguarnendo il territorio cadorino. E a farne le spese saranno ancora una volta i cittadini, che saranno costretti a farsi 39 chilometri per raggiungere la sede di Belluno dell’Agenzia», dice Costanza, il quale poi aggiunge: «Agendo in questo modo, togliendo i presidi nel territorio, ne va di mezzo anche la lotta all’evasione fiscale, che perde di forza. È inconcepibile che da un lato si dica di perseguire l’evasione e le frodi fiscali e dall’altro si decida per un arretramento dello Stato dal territorio».

I 13 lavoratori, attualmente impegnati a Pieve, inoltre, dovranno scendere ogni giorno dal Cadore a Belluno e «se saranno inviati a fare dei controlli dovranno ritornare su in Cadore, insomma, con tutti questi giri non si capisce dove siano i risparmi», dice l’esponente sindacale.

La funzione pubblica contesta anche i tempi scelti per chiudere. «La notizia ci è arrivata tra capo e collo, praticamente si dà una settimana di tempo per trasferire tutto nel capoluogo, neanche il tempo di ragionare un attimo, anche perché l’amministrazione comunale di Pieve di Cadore si era detta disponibile a venire incontro all’Agenzia, togliendo l’affitto dell’immobile, soltanto se il servizio sarebbe stato conservato», aggiunge Danilo Collodel della Fp Cgil.

«Ci hanno tolto il trasporto, ci hanno tolto la sanità, ora ci tolgono anche gli uffici; forse è meglio che cancellino il Cadore dall’Italia», prosegue Costanza che conclude: «Le sedi territoriali dell’Agenzia rappresentano un punto di informazione e di consulenza per tutti i cittadini. Chiediamo al direttore dell’Agenzia di convocare un tavolo di confronto».

di Paola Dall’Anese

Fonte: Corriere delle Alpi