Sono ritornati nella loro naturale sede espositiva trenta preziosi reperti della collezione del MARC, Museo Archeologico Cadorino, rinvenuti a di Lagole, località tra Pieve e Calalzo di Cadore tra il 1949 e il 1951. Nella lunga assenza – mancavano infatti dal 3 marzo scorso – gli oggetti erano emigrati a Padova dove, presso il Palazzo della Ragione, l’esposizione dal titolo “Venetkens”, con oltre duemila reperti, ha ridisegnato e raccontato mille anni di storia legati alla cultura dei nostri progenitori, i Veneti antichi.
Per l’evento – di livello internazionale – sono stati staccati 85 mila biglietti; un record nel campo dell’archeologia, diventando di fatto l’occasione culturale più importante realizzata nella città del Santo negli ultimi trent’anni. “Il successo di Venetkens – ha detto l’assessore alla Cultura del comune di Padova Andrea Colasio – va letto all’interno di una riscoperta d’identità che la mostra ha offerto ai visitatori, in particolare del Nordest. Il viaggio che ogni persona ha compiuto all’interno del palazzo della Ragione è stato un viaggio dentro la propria storia, che ha evocato un’origine comune attraverso il mito fondativo di questo popolo. L’emozione che spesso ho visto nel volto di chi usciva dalla mostra è proprio il segno che sono state toccate emozioni forti, sedimentate e antiche. Credo sia questa l’eredità che questo evento porta in dono alla città di Padova e a tutto il Veneto”.
In riferimento al territorio cadorino, sede di importanti attestazioni della cultura dei Veneti antichi, tra gli oggetti più significativi che i visitatori della rassegna hanno potuto ammirare vi era la lamina bronzea di Lagòle, la più importante, straordinario oggetto di pregevolissima fattura ed eleganza; alcune statuette riproducenti guerrieri di piccole dimensioni, di ottima esecuzione e di probabile influenza celtica, evidenziata dal caratteristico elmo conico a cuffia; e inoltre un paraguance e una serie di pugnali, oltre a numerosi oggetti abitualmente conservati al “MARC”, il museo archeologico ospitato al secondo piano del palazzo della Comunità a Pieve di Cadore, un’eccellenza in ambito archeologico, secondo, per l’importanza nell’epigrafia venetica, solo a quello nazionale di Este (PD).
Questo prestito – che segue ad analogo, fatto recentemente alla prestigiosa istituzione del Landesmuseum “Ferdinandeum” di Innsbruck (A) – pone nuovamente l’accento sull’importanza dei ritrovamenti avvenuti a Làgole e in tutto il Cadore nel corso del XX secolo, scoperte avvenute secondo precisi studi scientifici o fortuitamente, i cui risultati oggi sono compongono le collezioni del Museo Archeologico Cadorino, completamente rinnovato alla fine del 2011. Una sorpresa, per il visitatore di questa istituzione, un tuffo in un passato avvincente e ancora per grande non indagato, in una realtà di grande significato artistico, religioso e cultura