“Il 22 gennaio ha avuto luogo a Lozzo di Cadore il sopralluogo per un nuovo impianto idroelettrico sul Rio Rin, committente la società Lumiei Impianti srl di Sauris (Udine) la stessa che ha già costruito un impianto sul torrente Piova in territorio di Vigo” annuncia il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune.
Il tratto che si vuole derivare si trova immediatamente a monte dell’attuale impianto “Baldovin” e avrà una lunghezza di quasi tre chilometri. Preleverà una portata massima di 220 litri/secondo lasciando in alveo un DMV da a 28 l/s. L’investimento sarà di 1.400.000 euro per un ricavo annuo stimato di 438.000 euro, a fronte di circa 19.000 euro di canoni e sovracanoni idrici da versare alla Provincia (10.000), al BIM (7.000) e al Comune di Lozzo (meno di 2.000 euro). Due terzi del ricavo proverranno dagli incentivi governativi – garantiti e a fondo perduto – pagati dal contribuente italiano (in particolare normali cittadini, artigiani e piccole imprese) con la bolletta della luce.
All’incontro erano presenti rappresentanti della ditta proponente, di ARPAV, della Regione, del Genio Civile, del Comune e del comitato ABC Belluno. Invitata ma non presente – non lo è praticamente mai – la Soprintendenza ai Beni Ambientali. Assenti i cittadini di Lozzo. Tutto si è svolto come da prassi consolidata: incontro in municipio, illustrazione del progetto, sopralluogo sui posti della presa e del rilascio nella bella Valle dei Mulini; poi di nuovo in municipio per le osservazioni e la redazione del verbale.
“Se questo impianto verrà realizzato andrà ad aggiungersi a tutti quelli già costruiti in Provincia di Belluno e a 150 nuovi impianti mini-idro attualmente autorizzati o in istruttoria, a meno che non venga colta la richiesta di moratoria avanzata attraverso un “Appello nazionale per la salvaguardia dei corsi d’acqua dall’eccesso di sfruttamento idroelettrico” dalle maggiori associazioni nazionali, regionali e locali che si occupano di fiumi e di ambiente, CAI incluso” dichiara il Comitato Bellunese Acqua Bene Comune.
In assenza di una moratoria, una volta chiuso questo ciclo, per ammirare un torrente naturale che scende spumeggiante tra muschi e salti di roccia si dovrà sfogliare una rivista patinata o ripescare qualche vecchio filmato pubblicitario sulle Dolomiti, perché sul territorio non ce ne saranno praticamente più. Bisogna agire ora, se non si vuole rischiare di rendersi conto troppo tardi di quanto il nostro territorio sia stato impoverito, in cambio di nulla o di poche briciole, a fronte di un contributo energetico riconosciuto e documentato come scarsamente significativo.