A tutti note le benemerenze del Club Alpino Italiano e in particolare gli intensi e qualificati impegni che rendono vivacissime le Sezioni esistenti in Cadore.
Dapprima fu la Sezione cadorina con sede in Auronzo fondata da Luigi Rizzardi nel 1873 (una delle più antiche d’Italia). Nel 1882 nella Cortina austriaca nasceva la Sezione dell’Alpenverein.
Oggi le Sezioni cadorine sono dieci. Tra le due guerre è nata la Sezione di Pieve che nel 2015 ha festeggiato i 90 anni. Dopo la Seconda guerra mondiale sono nate le Sezioni di Calalzo, di San Vito e Sappada e poi, nell’ordine, quelle di Domegge, Valcomelico, Lozzo, Vigo e Lorenzago. Alcune sezioni hanno pochi associati.
Il Cadore centrale è il più frammentario (ce ne sono sette) poi due in Comelico, una in Val Boite e inoltre Cortina. Una forma di collaborazione comune è stata raggiunta nella redazione e pubblicazione della Rivista “Le Dolomiti bellunesi – Rassegna delle sezioni bellunesi del CAI”, mentre solamente sei partecipano alla Rivista “Le Alpi Venete – Rassegna semestrale delle sezioni trivenete del CAI”. Un’ulteriore forma di collaborazione delle Sezioni cadorine con Cortina è sorta per programmare gite ed escursioni.
Oggi che il CAI nazionale dialoga con i principali Club europei per la costituzione di una unione europea delle associazioni alpine (Euma) in tema di alpinismo responsabile, di sviluppo delle regioni montane e delle loro forme di vita, il nostro Club alpino nazionale si sente in dovere di aprire ulteriormente le por te alla collaborazione internazionale. Anche prima dell’Euma gli Stati che si affacciano sulle Alpi erano uniti per scopi comuni nel Club Arc Alpin (Caa), ma una siffatta associazione non era in grado di interloquire efficacemente con gli organi dell’Unione europea. Una unione dunque per perseguire gli scopi fondamentali della montagna, dei suoi abitanti, del suo ambiente e dei suoi frequentatori.
Ma moderne forme di unione locale nascono anche vicino a noi. Senza andare troppo lontano, basta guardare dietro al Cridola e al Peralba ai nostri vicini friulani e i carnici in particolare che hanno fondato da alcuni anni la Associazione fra le Sezioni montane del CAI (ASCA), più precisamente fra le Sezioni della Carnia, del Canal del Ferro e della Val Canale. L’associazione ha il compito di organizzare iniziative tematiche, coordinare le attività pubbliche delle singole Sezioni, individuare le relative fonti di finanziamento, interloquire con le autorità comunali, provinciali e regionali: ovvero quanto può essere di interesse sovracomunale.
È un ottimo primo passo per lavorare insieme, un passo ulteriore verso l’unione dei montanari, comunque utile ad integrare la vita sociale ed economica della montagna.
Tornando al Cadore, una Sezione cadorina unica del CAI, con l’eventuale mantenimento delle attuali organizzazioni (quelle paesane diventerebbero sottosezioni, come ce ne sono molte con centinaia di soci in Italia) e manterrebbero le proprie prerogative, competenze, gestioni e proprietà, avrebbe inoltre una maggiore rappresentatività (attualmente le Sezioni hanno uno o due delegati ciascuno all’assemblea centrale, insieme ne avrebbero 19) e dunque maggior forza politica, anche verso gli Enti locali e in sede nazionale. Con l’unità inoltre i grandi compiti del CAI locale, quali: il mantenimento, la gestione e lo sviluppo della fruizione dei Rifugi e dei Bivacchi, gli analoghi compiti riguardo ai sentieri e l’ancor più importante settore del soccorso alpino, sarebbero certamente incentivati e posti maggiormente alla pubblica attenzione.
Articolo tratto da IL CADORE n.3-2018
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