Impronte di dinosauro ai 3000 metri di quota del Monte Pelmo, sulle Dolomiti: sulla cresta dello spallone nord-est, tra le nuvole, un gruppo di cinque speleologi e alpinisti ha individuato una possibile pista di orme di dinosauro.
Esaminando la roccia hanno notato una pista di cinque probabili impronte disposte in un’unica direzione, a distanza regolare l’una dall’altra. Per il paleontologo Matteo Belvedere dell’Università di Padova, «le depressioni trovate sulla roccia sono quasi tutte circondate da un rilievo, un orlo, detto ’bordo di espulsionè che indica che la depressione non è legata al carsismo bensì all’impressione di un oggetto nel sedimento». In base al loro allineamento, secondo l’esperto, le depressioni possono essere interpretate come orme di un animale bipede, ipotesi che sarà suffragata solo da ulteriori rilievi: «le dimensioni delle orme (circa 15-20 cm di lunghezza) e l’andatura verosimilmente bipede – dice Belvedere – lasciano supporre che si possa trattare di un dinosauro carnivoro di dimensioni medio-piccole, di circa tre o quattro metri di lunghezza, simile ad un Coelophysis». Se l’ipotesi iniziale verrà confermata, le impronte sono tra le più alte finora trovate in Europa, seconde solo a quelle rivenute in Svizzera sulla sommità del Piz Mitgel (quota 3127 m.).
Nei primi anni Ottanta, il paleontologo sperimentale Vittorino Cazzetta aveva segnalato la presenza di alcune piste lasciate da specie diverse di dinosauri su un grande masso caduto dal Pelmetto: una sorpresa per chi credeva che il suolo italiano non fosse mai stato solcato dai grandi sauri. Particolare è stata anche la circostanza di quest’ultimo ritrovamento: lo scorso settembre Mauro ’Lampò Olivotto, scultore e alpinista cadorino, ha pensato di ambientare le proprie sculture in una grande caverna sulla parete del Pelmo e allestire lì un set fotografico per le sue creature di legno.
L’impresa è stata compiuta insieme a quattro speleologi e alpinisti dell’associazione di Esplorazioni geografiche La Venta: ad accorgersi delle impronte in piena cresta sono stati il geologo Francesco Sauro e la speleologa padovana Roberta Tanduo.
Fonte: Corriere Delle Alpi